Una stanza, a scuola, per crescere insieme
Negli ultimi due anni, e soprattutto dopo la pandemia, l’universo della scuola è stato sottoposto a forti stress e pressioni. Si è così creata una sorta di condizione continua di emergenza che ha destabilizzato tutti gli aspetti della vita scolastica, tanto per gli studenti quando per dirigenti e insegnanti e rispetto alla quale è ancora difficile ricostruire una qualche condizione di ordinarietà.
Di fronte ad una simile complessità persino gli strumenti che abbiamo sempre messo in campo – e che continuiamo ad utilizzare, naturalmente – come gli sportelli di ascolto o le consulenze “a chiamata” per dirigenti, classi, professori o genitori hanno rivelato molti limiti, tanto che ci si è posta chiara la necessità di trovare nuovi strumenti per affrontare in maniera innovativa questa sfida.È nato così il progetto de “la stanza” che stiamo portando avanti in una scuola superiore di Firenze: un’opportunità dinamica capace di risvegliare il senso di comunità e di porsi come uno spazio di accoglienza per il disagio emergente degli adolescenti di oggi.
Siamo partiti da una domanda: come si crea, si ricrea e si alimenta l’alleanza tra tutti gli attori in campo nel contesto scolastico che è tanto necessaria perché l’ambiente sia armonico e capace di valorizzare competenze e talenti? E come, e dove, si può fare tutto questo nel pieno rispetto delle identità e delle autonomie?
In una stanza, prima di tutto, ci siamo risposti. Uno spazio definito che durante tutto questo anno scolastico prenderà forma grazie ad un percorso di co-progettazione di cui saranno protagonisti gli studenti e le studentesse, gli e le insegnanti, i genitori, e che aiuterà la scuola a recuperare quel ruolo di base sicura capace di rispondere ai bisogni di struttura e flessibilità, di presenza e autonomia, di stabilità e di morbidezza, di esercizio della resilienza, di scoperta di sé e di costruzione di una dimensione comunitaria.
Un luogo dove le competenze psicologiche ed educative si fondono con quelle didattiche, in uno spazio che rimane estraneo alle logiche di voto o di prestazione ma allo stesso tempo è e rimane sempre e comunque scuola, luogo di inclusione e intreccio tra ruoli e generazioni.
Quali sono gli obiettivi della stanza?
1. Uno spazio per mettere alla prova confini e limiti
Quattro mura, arredate con delicatezza ma anche solide, concrete, all’interno delle quali gli studenti e le studentesse potranno mettere alla prova confini e limiti senza il timore di giudizi o sanzioni. Potranno così allargare il loro campo di esperienza scoprendo cosa resiste al loro spingere e cosa invece cede e imparando quindi cosa può contenerli e cosa no. Sarà uno spazio contenitivo, che permetta di lasciar andare, di decomprimere, ma anche di raccogliere e magari riordinare.
2. Uno spazio di contrasto al “prestazionalese”
Ancora troppo spesso la scuola è uno spazio di competizione legata alla prestazione. E anche se gli adulti spendono molte parole per dire che “il voto non è un giudizio sulla persona”, spesso lo fanno senza rendersi conto che questa capacità di scindere le due cose non è nelle dotazioni di base della mente adolescente. La stanza che stiamo costruendo diventa così un luogo che, non parlando la lingua del “pretazionalese”, permette ad ognuno di lasciare una traccia di sé senza che nessun altro possa mai mettere in dubbio l’adeguatezza di azioni e persone: sarà uno spazio in cui si può stare perché si è. Così, semplicemente.
3. Uno spazio dove imparare a convivere tra diversi
Probabilmente all’inizio sarà uno shock, per tutti. Trovarsi nello stesso spazio senza l’armatura dei ruoli scolastici sarà magari addirittura fonte di qualche tensione tra studenti e studentesse, professori e professoresse, genitori. Ma proprio questa sarà la sfida: costruire uno spazio in cui generazioni diverse impareranno a stare insieme senza dover per forza aspettarsi l’uno dall’altro qualcosa, senza necessariamente appiccicarsi etichette di “vecchio”, “esagerato”, “sempre il solito”. Uno spazio in cui si entra con discrezione e si dà aiuto solo se richiesto mentre si sta tutti insieme, lasciando e prendendo i propri spazi.
Sarà un percorso lungo un anno scolastico intero, dove tutto sarà sperimentazione e costruzione, un work in progress che vedrà impegnati tutti i protagonisti del sistema scuola verso un obiettivo che prenderà forma giorno per giorno, sotto le loro mani e grazie al loro contributo fattivo. Un percorso che vorremmo diventasse un modello replicabile anche in altri contesti in tutta la sua flessibilità e capacità di essere costruito direttamente per rispondere ai bisogni specifici dei singoli contesti scolastici.
Sei un docente o un dirigente scolastico e ti piacerebbe portare il nostro progetto nella tua scuola, o sapere come le attività di Doceat possono migliorare la qualità delle relazioni interpersonali al suo interno? Contattaci e scopriamo insieme cosa possiamo costruire insieme.