Fiaba di Natale e di ogni giorno

Fiaba di Natale e di ogni giorno

Una giovane esploratrice che girella senza meta vede in un prato un albero secco, lo tocca e sente che è un pezzo di legno molto duro.

Si siede e si appoggia a lui e fa fatica a adattare la sua schiena che a contatto con l’albero sente tutte le asperità della corteccia secca.

E si appisola sorretta e sogna il suo corpo appoggiato allo stesso albero ma alberello giovane che l’accoglie gentilmente duttile e flessibile.

Una sensazione bellissima.

E l’albero nel sogno comincia a parlarle, guardandola negli occhi, e le racconta della propria vita e delle diverse stagioni che ha passato nella vita e le dice che di una cosa è certo, è sempre rimasto coerente a sé stesso. Un tempo aveva sentito il formicolio delle radici che si espandevano nel terreno e in un altro tempo le radici che purtroppo si assottigliavano e invecchiavano.

Aveva sentito il gioioso brulichio dei suoi rami che crescevano verdeggianti e il dolore amaro delle foglie che lo lasciavano e dei rami che non avevano più gemme.

Ma sapeva che era albero e che questo era il suo ciclo vitale e a questo si era adattato con gratitudine al  ruolo che la natura gli aveva riservato.

L’albero del sogno continua dicendole dell’energia che ha sempre avuto, energia che le persone cercavano quando si appoggiavano a lui o cercavano di abbracciarlo. E come anche lui si bea dell’energia che le persone gli trasmettono. Ed è molto orgoglioso anche ora che è secco nel ricordare di questa vitalità che continua nel sostenere schiene stanche.

La giovane gli dice: “ma non ti è dispiaciuto essere così stabile? non hai mai lasciato questo posto!”

“È stata questa la mia grande risorsa. Venivano le tempeste e il vento mi portava via tutte le foglie, ero disperato, ma ho visto che poi che essere sempre qui, fermo e stabile era una grande risorsa perché questo clima faceva ritornare le foglie.

 E, per giunta le persone sanno sempre dove trovarmi. Sanno che anche quando ero bruttino con i rami spogli o col tronco secco come ora, ero sempre io. Continuano quando passano di qua ad appoggiare la loro mano su di me. Sono molto soddisfatto, dice salutandola con un ultimo sguardo. A queste parole la giovane si sveglia e riprende la sua esplorazione, rinfrancata, con una direzione più chiara.